Lo chiamano lo stilista-artigiano perché con grande passione continua a cucire i suoi capi, oltre che a disegnarli.
Le sue creazioni sono state indossate da star internazionali e il suo brand, MCTCOLLEZIONI, nasce per dare “forma ai sogni”.
Parliamo di Mario Costantino Triolo, lo stilista ospite di GlamOUR, il ciclo di seminari promosso dal dipartimento di Fashion design dell’Università Europea del Design di Pescara.
Muovi i primi passi nel mondo della moda guidato dalle mani esperte e dal sapere di tua nonna.
“Sì, è stata mia nonna, sarta, a intuire il mio interesse per la moda e il mio talento.
È stata lei a spingermi a provare a cucire.
Mi ricordo che mi diceva” prima di pensare e disegnare il capo, devi saperlo creare”.
In quel momento non capivo cosa volesse dire.
L’ho capito dopo, quando a 17 anni mi sono trasferito a Bologna e ho iniziato a lavorare nel mondo della moda. Ma è l’esperienza che ho fatto in una sartoria nella quale transitavano capi di grandi griffe che mi ha aperto un mondo nuovo.
Ho potuto vedere le strutture di questi capi bellissimi e affinare le mie conoscenze.
Grazie ai consigli di mia nonna e all’esperienza fatta in questa sartoria ho imparato le tecniche di confezione.”
Disegni e cuci personalmente i tuoi capi.
“Sì. Non sapevo disegnare, ma mi sono impegnato fino a quando non ci sono riuscito.”
Oggi presenti agli studenti della UED, in anteprima, la capsule collection che hai realizzato come omaggio al grande stilista Gianfranco Ferrè. Perché hai scelto Ferrè?
“Fortunatamente ho visto l’ultima coda della cometa dei grandi designer come Ferrè, appunto. Ho voluto dedicare la mia collezione proprio a lui perché mi hanno sempre affascinato le sue camice ed anche perché il mondo della moda lo ha completamente dimenticato. Nel mio piccolo, in maniera molto umile, ho sentito il bisogno di omaggiarlo. La capsule è composta da 6 camice con lavorazione in plissè, tutte cucite da me.
Ai ragazzi spiegherò la storia che c’è dietro ogni creazione. Perché ogni capo ha una storia da raccontare. “
Secondo te, oggi il pubblico che cosa chiede alla moda?
“Sicuramente chiede esclusività. Noto che, nonostante la diffusione delle grandi catene di abbigliamento, c’è la propensione a tornare ad avere qualcosa di sartoriale.
Compito di un designer oggi è trovare un punto di incontro tra esclusività e sostenibilità dal punto di vista economico.
Ho delle clienti che mi chiedono dei capi unici, ideati per loro. Cosa c’è di meglio che avere qualcuno che studia insieme a te il capo che indosserai?”
Negli ultimi tempi si parla tanto di personalizzazione. Che significato dai a questa parola?
“La personalizzazione per me è questo: un designer che, con le sue capacità, trasforma quello che una persona ha in mente.
È così che prende forma il sogno.”
Quali difficoltà dovranno affrontare i ragazzi che si stanno formando con l’obiettivo di diventare futuri designer?
“Oggi sono qui per incitarli, senza però nascondergli la realtà. È giusto che sappiano cosa incontreranno fuori da qui e anche come difendere le loro creazioni, legalmente. Al di là del fatto che sei famoso, piccolo o grande, bisogna sapere come tutelarsi. Io avrei voluto qualcuno al mio fianco che mi consigliasse, che mi spiegasse queste cose. Invece ho dovuto affrontare tutto da solo.
Voglio trasferire ai ragazzi le mie esperienze e conoscenze in modo che non si trovino in difficoltà.”